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Museo di Arti e Mestieri Pietro Lazzarini

Il Museo studia e raccoglie le testimonianze materiali della passata civiltà contadina e artigianale delle vallate del Savena, dell’Idice e del Setta.
Immagine Museo

Beschreibung

Il Museo studia e raccoglie le testimonianze materiali della passata civiltà contadina e artigianale delle vallate del Savena, dell’Idice e del Setta.
È ospitato all'interno dell'antica stalla-fienile Gualando (fine Ottocento), appositamente restaurata dal Comune di Pianoro per accogliere la raccolta del pianorese Pietro Lazzarini (più di 1800 pezzi), integrata da oggetti provenienti da altre donazioni.

L’allestimento, organizzato per ricostruzione storica di ambienti, propone una lettura degli oggetti volta a trasmettere tradizioni, modi di vita e lingua della comunità pianorese nonché il dialetto. Mira inoltre a un'immediata comprensione dell'antica realtà socio-economica locale.

Inaugurato il 17 marzo 2007, il Museo è gestito dall’Associazione Territorio e Civiltà dei Mestieri in sinergia con l'Amministrazione Comunale e offre un servizio didattico per bambini e adulti e varie occasioni per riscoprire le identità culturali del territorio.
Il 30 Maggio 2009 è stato intitolato a Pietro Lazzarini, che tanto ha fatto perché la sua preziosa collezione diventasse di pubblica fruizione e fosse un effettivo strumento di divulgazione della storia locale.
Nel corso del 2009 il Museo ha contribuito alle riprese del film di Giorgio Diritti "L'uomo che verrà", dedicato alla "strage di Marzabotto", prestando numerosi oggetti per la ricostruzione storica delle scene.
Nel 2010 il Museo è stato gratificato dalla partecipazione alla trasmissione di Rai 1 “Settegiorni” (in onda il 18 dicembre 2010). La puntata, dedicata agli antichi mestieri ancora in essere nelle varie Regioni italiane,
affidava il commento finale alle immagini del Museo di Pianoro, scelto tra i tanti musei etnografici nazionali.

Il restauro dell'edificio ha restituito al suo stato originale il corpo centrale, la stalla con 10 poste dal soffitto a volta e pavimento in mattoni e adattato a spazi espositivi le superfici accessorie e il sovrastante fienile.

Gigantografie, pannelli informativi, postazioni multimediali, per consultare l'inventario fotografico con la nomenclatura in dialetto e italiano, completano l'esposizione museale.
Al piano superiore, l'aula didattica, con biblioteca e computer, è a disposizione delle scolaresche in visita e l'ampia sala per proiezioni, conferenze, seminari, ospita mostre di arti visive.

Percorsi tematici
  1. La Casa Rurale: nella casa contadina la vita ruotava intorno alla cucina, ambiente in cui si riunivano tutti i membri della famiglia. Al piano terra, l'ampia cucina con il focolare sempre acceso. È stata ricostruita la tipica cucina locale con il camino dalla cui cappa pende una catena munita di gancio per il paiolo di rame per la cottura della polenta, principale alimento quotidiano. Accanto al focolare al furnasèli (i fornelli), in mattoni, dove ardeva la carbonella e per cuocere o riscaldare condimenti e intingoli. In un angolo, il secchio con l'acqua attinta dal pozzo e un semplice secchiaio, ricavato da un unico blocco di sasso. Alle pareti su mensole e piattaie sono allineati rami, vasellame e utensili per cucinare. Completa l'arredo la grama (la gramola), che amalgamava grandi impasti di farina e acqua per fare il pane in pagnotte sode e compatte.
    La stanza del telaio: il telaio, in collina, era usato per la produzione domestica di tela di canapa per farne indumenti, lenzuola o biancheria per gli usi propri e per il corredo dotale, tela fitta per sacchi da farina o teloni per coprire il pianale del carro. In una teca l'occorrente per cucire, rammendare, ricamare, fare pizzi.
    Al piano superiore le camere da letto, spesso insufficienti per la numerosa famiglia: in questa sezione è esposta la camera da letto del fabbro del borgo. Sono qui presenti gli strumenti per scaldare il letto (prete, suora, scaldaletto) e per l'igiene personale, nonché vestiario e capi da corredo.
    Sotto l'abitazione, in parte o totalmente interrata, la cantina. In campagna la cantina era soprattutto il sito del vino, ma anche vi si conservavano al fresco prosciutti, salami, formaggi, marmellate. Il vino era a un tempo bevanda e alimento energetico. Quindi pigiatrice, tino, botti, bigonci, pevera, damigiane, torchio e tanti altri strumenti per trasformare l'uva in vino, "chè almeno una mezza castellata (circa 4 quintali) la si doveva comprare".
    Sotto l'abitazione con l'apertura a valle o in una costruzione attigua, la stalla: accoglieva la ricchezza del podere: buoi, manzi, vacche, mucche, vitelli: in dialetto al bèsti (le bestie, il bestiame). Care al contadino anche perché buoi e vacche alleviavano la sua fatica nei campi. Trainavano i carri carichi di covoni, di letame, di legna ed erano indispensabili per l'aratura. Ricostruita in due poste dell'antica stalla, in una è conservato tutto l'occorrente per accudire il bestiame e per aggiogarlo, nell'altra gli strumenti usati d'inverno, in campagna, quando si stava radunati a veglia nelle stalle tiepide di calore animale. Si conversava e lavorava: fabbricare canestri, filare la lana, fare la calza, agucchiare, trecciare la paglia del grano per farne cappelli e sporte erano attività frequenti.

  2. I Lavori Agricoli: La lavorazione del terreno era l'attività fondamentale. In questa sezione sono esposti gli attrezzi per la coltivazione dei prodotti locali, le macchine e i mezzi di trasporto agricolo.
    Ancora agli inizi del 1900 l'agricoltura era l'attività lavorativa più diffusa.
    Lungo la valle del Savena quasi tutti lavoravano la terra. Ai contadini s'affiancavano pastori, tagliatori, carbonai, mulai, mugnai. Ad arare si cominciava in luglio, appena finito di mietere, e si andava avanti per tre, quattro mesi, tutti i giorni, fino alla semina, a settembre o ottobre. Il percorso dal grano al pane richiedeva le fatiche di un anno. Ma era il bosco la vera ricchezza. Se ne ricavava legna da ardere, da costruzione, da carbone, cibo per uomini e animali: castagne, ghiande, frutti selvatici, funghi, tartufi. Offriva anche pascolo a bovini e pecore e riparo agli animali selvatici. Con la bella stagione il bestiame pascolava nei prati e nelle macchie, le pecore lungo le pendici a prato dei monti. Chi non aveva il bosco di suo s'arrabattava a raccogliere, previo consenso del padrone, quanto avanzava del taglio: stecchi, arbusti, rovi, scaglie di legno e di corteccia. Lo si diceva andér ai bachèt, andare ai bacchetti. C'era dunque lavoro per tutti. Anche per quegli artigiani che a cadenza fissa andavano presso le famiglie contadine muniti di mola per arrotare, masuola, capra, morsa da sellaio, a costruire o riparare gli attrezzi. 

  3. Le Attività Artigianali: le antiche botteghe artigiane rivivono all'interno del museo accanto alle attività lavorative della casa rurale e agli attrezzi dei mestieri ambulanti.
    Nelle poste rivivono le antiche botteghe artigianali, ma anche quelle attività che fino ai primi decenni del ‘900 venivano praticate in casa e, stagionalmente, presso i clienti, figure di ambulanti che offrivano la loro opera spesso in cambio di prodotti. Tra essi il macellaio di maiali, uomo d'arte, abile a manovrare coltelli d'ogni dimensione: scannava, squartava, tagliava pelle, muscoli, interiora, tendini, formando mucchi che cospargeva di sale, pepe, aglio, vino... 
    Angoli della casa ricostruiti per accogliere gli strumenti del calzolaio, del barbiere, del sarto, materassaio, cappellaio, magliaia, strumenti coi quali l'artigiano realizzava manufatti, ripetendo ogni giorno gesti e operazioni uguali da secoli.
    È stata ricreata l'atmosfera fuligginosa della bottega del fabbro, il cui lavoro era di vitale importanza nella cultura contadina e insostituibile. Nella sua fucina si fabbricavano gli arnesi agricoli in ferro e quelli occorrenti agli altri artigiani. In aggiunta si ferravano gli animali da lavoro.
    In tutte le famiglie contadine c'era chi sapeva lavorare il legno più o meno bene e completava o costruiva semplici attrezzi agricoli e modeste suppellettili per la casa. Tuttavia chi pretendeva arredi ben fatti e aveva soldi per pagarli poteva rivolgersi al falegname che di quell'arte viveva esercitandola nei borghi più popolosi. Con strumenti particolari costruiva pure carri, botti e castellate.
    Ciò che accomuna qualsiasi settore della vita umana è la necessità di effettuare delle misure, operazione quotidiana e familiare a tutti, ma giungere a un'unità di misura comune che ubbidisse a un'esigenza di equità e uguaglianza non fu né semplice né facile, perché si scontrava con gli antichi privilegi feudali di nobiltà e clero. Nella sezione dedicata ai pesi e alle misure è esposta la serie delle antiche misure per aridi in uso prima dell'introduzione del sistema metrico decimale, nonché quelle per liquidi e poi bilance, stadere, basculle.
    Nel museo si possono scoprire carrucole, leve, cunei, mezzi ausiliari meccanici in uso fin da tempi remoti quando ancora non si aveva consapevolezza delle leggi fisiche che ne determinano il funzionamento.

  4.  Il tempo libero: in quel tempo, quando il lavoro impegnava quotidianamente uomini, donne e bambini, c’era anche il momento per godere di un po’ di svago. Erano l’osteria, per gli uomini e le chiacchiere domenicali sull’aia con le mani sempre impegnate in piccoli lavori, per le donne. I bimbi, svolti i doveri lavorativi, potevano liberare la fantasia con giochi e giocattoli in cui erano i veri protagonisti. Giochi di strada:  una raccolta di giocattoli costruiti con materiali di risulta o reperiti nel territorio, un campionario che rimanda ad un diverso modo di divertirsi, a cui sono affiancati i giocattoli dei figli dei benestanti, per una riflessione sulle condizioni di vita delle diverse classi sociali che anche il giocattolo documenta. La scuola: gli arredi e gli oggetti della scuola del leggere, scrivere e a far di conto, penna, inchiostro e calamaio, rimandano a quando la frequenza scolastica, pur obbligatoria, era secondaria ai bisogni della famiglia, un ulteriore divario tra classi sociali. La devozione popolare: i Santi protettori, la figura del sacerdote, i libri di preghiera e gli oggetti sacri.





Indirizzo e punti di contatto

Name Beschreibung
Anschrift Via del Gualando, 2 40065 Pianoro
E-mail info@museodiartiemestieri.it
Geöffnet Orario invernale: dall'1 novembre al 31 marzo
Sabato e domenica dalle 15.30 alle 18.30

Orario estivo: dall'1 aprile al 31 ottobre
Sabato e domenica dalle 16.00 alle 19.00

Aperture straordinarie: 25 aprile - 1 maggio dalle 16.00 alle 19.00

Aperto su prenotazione per Centri estivi e visite guidate a gruppi;

Schließung Pausa invernale: periodo Natalizio;
Pausa Pasquale: Pasqua, Pasquetta;
Pausa estiva: giugno, luglio, agosto.
Preis L'ingresso è libero e gratuito
Informationen Per prenotazioni scuole e Centri estivi:
Museo di Arti e Mestieri - 3331290485 (ore 9.00-12.00)
mail: info@museodiartiemestieri.it

Per prenotazioni visite guidate a gruppi:
Museo di Arti e Mestieri - 3331290485 (ore 9.00-12.00)
mail: info@museodiartiemestieri.it
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Karte

Indirizzo: Via Gualando, 2, 40065 Pianoro BO, Italia
Coordinate: 44°23'32,8''N 11°21'0,9''E Indicazioni stradali (Öffnet in neuem Tab)

Modalità di accesso

Il Museo è disposto su più piani accessibili con ascensore.

Veranstaltungen

dal 6 al 21 dicembre
Tipo di evento: Mostra
dal 6 dicembre al 21 dicembre 2025

Mostra di pittura “θάλασσα Thalassa Ut pictura poesis

Sabato 6 dicembre 2025, ore 17,00, Inaugurazione della mostra di pittura “ Thalassa Ut pictura poesis - Come nella pittura, così nella...

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